La Festa dei lavoratori nasce, di fatto, il 20 luglio 1889 a Parigi. A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Intenazionale, che sceglie la data simbolica dell’1 maggio in ricordo di una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago l’1 maggio del 1886 ( che era stata repressa nel sangue).
I primi movimenti di protesta iniziano per chiedere la limitazione della giornata lavorativa ad 8 ore (“8 ore di di lavoro, 8 ore di svago, 8 per dormire” era lo slogan coniato in Australia nel 1855 ma che ben presto contagiò tutto il mondo).
Infatti, il manifesto di tale evento, all’epoca recitava: “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita (appunto il 1 maggio), in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.
L’obiettivo, molto ambizioso, è stato raggiunto (da molto tempo) ed il 1 maggio è diventato un giorno di riferimento per i lavoratori (in Italia è divenuta festa nazionale dal 1947) ed una ricorrenza nella quale ricordare tutte le innumerevoli vittorie e conquiste che sono state fatte nel corso degli anni (anche con la determinante apertura, lungimiranza e collaborazione del tessuto imprenditoriale e produttivo).
A distanza di molti anni molto è stato fatto e molto dovrà essere ancora fatto (si pensi alle problematiche in materia di sicurezza che sono più attuali che mai considerando i morti che si registrano ogni anno sui luoghi di lavoro). Tuttavia, nel frattempo, molto sta cambiando (quasi tutto in realtà) e, pertanto, è necessario ormai dare delle risposte adeguate, non solo, in termini di tutela del lavoro ma anche per quanto riguarda la evoluzione del mercato del lavoro (non solo in termini quantitativi di creazione di nuovi posti di lavoro ma soprattutto in termini qualitativi di creare una classe di lavoratori preparata ed adeguata alle nuove esigenze). Le sfide (attuali e future) sono tante e vanno affrontate adeguatamente e con le forse migliori per garantire un adeguato futuro al nostro paese.
Per questo motivo, l’auspicio è che con il passare degli anni, la festa del 1 maggio, diventi più che “solo” la festa dei lavoratori anche e soprattutto la festa del “lavoro”.
Una ricorrenza che non abbia più la storica logica di contrapposizione, che ne ha determinato la nascita e la diffusione ma che oggi non è adeguata a rispondere alle sfide del lavoro. Ma una ricorrenza nella quale possano identificarsi tutti coloro che hanno a cuore le sorti del mercato del lavoro (inteso sia come tutele ma soprattutto come crescita ed evoluzione). Una festa dei lavoratori si ma anche di chi il lavoro lo crea e consente la crescita economica al nostro paese (che è la classe imprenditoriale italiana che da anni lotta e combatte contro ogni difficoltà pur di tenere in piedi, in Italia, le proprie aziende).
In questo modo si potranno mettere insieme tutte le forze sane del nostro paese per un obiettivo comune che è quello di spingere i nostri governanti, non solo, a risolvere le problematiche ataviche del nostro mercato del lavoro (e del sistema produttivo) ma anche a dare delle linee guida e delle risposte efficaci alle nuove esigenze del futuro che sono legate a tanti fattori nuovi ed inimmaginabili fino a tantissimi anni fa (si pensi agli effetti della digitalizzazione, all’e-commerce, ecc.).
Il mio più che altro è un auspicio in quanto solo mettendo insieme le varie anime produttive si può tracciare una strada lunga e si può costruire dalle fondamenta qualcosa di veramente innovativo e condiviso che ci consenta di “sfruttare” le nuove tecnologie per migliorare il nostro futuro e non solo “subire” gli effetti delle stesse (come sta accadendo adesso). Abbiamo un obiettivo comune.